
“Un Ottimista in America” di Italo Calvino Primo libro che mi hanno regalato le mie figlie, come potevo non leggerlo? “Un ottimista in America” di Italo Calvino non è semplicemente un libro, ma un diario personale della sua permanenza di sei mesi negli Stati Uniti. Da New York, città di cui si innamora, intraprende un vero e proprio tour degli States, passando anche per Detroit. Questo suo viaggio avviene tra il 1959 e il 1960, offrendoci una visione affascinante degli Stati Uniti di quell’epoca.
Durante il suo soggiorno, Calvino incontra personaggi come Martin Luther King e assiste a rivolte pacifiche. Si rivolge agli afro-americani con termini che oggi lo farebbero probabilmente cancellare dalla lista degli scrittori, ma ciò ci ricorda che non possiamo giudicare la storia con gli occhi del presente. Infatti, in quel tempo, gli afro-americani venivano chiamati in quel modo. Anche se mi sento a disagio solo a pensare a quel termine, dobbiamo considerare il contesto storico in cui era accettato.
Mi ha affascinata leggere come un italiano di quell’epoca vedesse il Paese in cui vivo. È incredibile come le impressioni restino simili nel tempo, anche se i tempi stessi cambiano. Gli Stati Uniti descritti da Calvino mostrano ancora oggi caratteristiche e problemi simili. Devo essere sincera, a metà libro ero tentata di abbandonarlo. Mi ha profondamente ferita quando ha messo a confronto lo stile di vita americano con quello dell’ex-Unione Sovietica. In quegli anni regnava la Guerra Fredda e il mondo era diviso in due. La sua descrizione degli americani come privi di interesse culturale, quasi accusandoli di ignoranza, mi ha dato molto fastidio. Ci sarebbe molto da dire su questo, ma mi limito a dire che ho comunque continuato la lettura.
Attraverso le pagine, si percepisce l’evoluzione del suo pensiero riguardo questo vasto e contraddittorio Paese. La frase che forse racchiude meglio i suoi pensieri è proprio alla fine, quando rientra a Parigi dopo sei mesi e riflette: “E là, lontanissima, l’America, l’America piena di cose senza parole, di banalità difficili da dire, l’America che non sa pensare al futuro eppure ha in sé tanta parte del futuro di tutti, l’America…”

“La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier è il secondo libro che ho letto nel 2023 dedicato alle donne ritratte nell’arte. Chi non è affascinato da quel celebre dipinto di Johannes Vermeer? È un’opera che cattura l’attenzione e non passa inosservata nemmeno al più distratto degli osservatori. Il dettaglio dell’orecchino con la perla trasforma il quadro in un autentico gioiello.
Tracy Chevalier, ispirandosi a questa meravigliosa opera, ha dato vita a un libro che si distingue per la sua velocità, scorrevolezza e coinvolgenza. La trama segue le vicende di un’adolescente che trova lavoro nella casa di un artista olandese. Tra la giovane domestica e l’artista nasce un’infatuazione che si trasforma in un dipinto.
Ragazza con l’Orecchino di Perla, voluto dall’artista, diventa un gesto d’amore. La giovane, infatti, non ha il buco all’orecchio e si fa trapungere per accontentare il suo amato. Non si sviluppa una storia d’amore tra i due, ma piuttosto un’infatuazione platonica che arricchisce il libro di intense emozioni.
Chevalier riesce a rendere vivide le relazioni tra i personaggi e a trasportare il lettore in un’atmosfera carica di tensione e desiderio. “La ragazza con l’orecchino di perla” è un libro che affascina e coinvolge, offrendo una prospettiva affettiva e artistica particolare.

Quest’anno ho voluto selezionare i libri in modo più mirato. Se in passato leggevo qualsiasi cosa potesse interessarmi, nel 2023 ho scelto di concentrarmi su tematiche che non solo amavo, ma che potessero anche insegnarmi qualcosa di nuovo e, naturalmente, offrirmi ispirazione.
Il mio viaggio è iniziato con il capolavoro “Via Col Vento” di Margaret Mitchell. Nonostante le molteplici controversie legate a questa storia, per me rimane uno dei romanzi più belli mai scritti. Sebbene avessi già visto il film sette volte, questa è stata la mia prima volta con il libro. Affrontare le numerose pagine mi sembrava una sfida alla pari con l’esplorazione del monte Everest, ma alla fine, come dopo aver raggiunto la vetta, ho sperimentato una sensazione di bellezza e soddisfazione. Mitchell ha impiegato dieci anni per scrivere questo libro, che ha profondamente influenzato la stesura del mio nuovo romanzo.
Anche se l’idea del mio nuovo romanzo era ancora solo una vaga idea, la mia passione per la storia del passato si è intensificata. “Io, Mona Lisa” di Natasha Solomons è capitato tra le mie mani per caso, ma il fatto che fosse scritto da un’autrice femminile e trattasse di arte ha suscitato il mio interesse. La lettura è stata estremamente originale, aprendo la strada a ulteriori esplorazioni storiche e artistiche, come nel caso di Maria Antonietta e sua madre, conosciute in chiave diversa nel coinvolgente romanzo di Alessandra Necci, “La regina e l’imperatrice“.
Il desiderio di narrare la storia romanzata di una grande donna del passato mi ha portato a scoprire Il canto di Messalina di Antonella Prenner, uno dei miei preferiti dell’anno. La potenza della protagonista ha completato il puzzle per la definizione del mio nuovo romanzo. Mentre sorseggiavo un cappuccino di fronte alle mura di Urbano VIII, il mio personaggio è emerso, e con la lettura di vari libri sul barocco ho raccolto ulteriori ispirazioni, dando vita alla mia protagonista in soli tre mesi.
Studiando il XVII secolo, mia figlia mi ha consigliato La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier, una piacevole interruzione tra i volumi storici che mi apprestavo a leggere. La storia, ambientata nel periodo che stavo studiando, è diventata uno dei miei preferiti, anche perché è stato il primo suggerimento di lettura da parte di mia figlia.
Chiudo la mia classifica delle letture del 2023 con Vita Mia di Dacia Maraini . La voce dell’autrice risuonava nelle pagine, trasformando il libro in un diario di memorie così personale da non poter lasciare indifferente nessun lettore.